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Classificazione della lassità del cuoio capelluto

Misurare la lassità del cuoio capelluto è consigliabile per definire la quantità di tessuto asportabile con certezza durante un intervento di riduzione dell’alopecia e stimare la massima ampiezza dello strip della zona donatrice utilizzabile per il trapianto dei capelli. La tecnica messa a punto da Bosley consiste nel segnare nell’area colpita da calvizie due punti distanti tra loro 100 mm e nel misurarne la distanza durante la compressione mediale con il pollice e l’indice. Si riconoscono 5 categorie di lassità, ognuna delle quali rispecchia fino a 5 mm di compressione. I soggetti appartenenti alla classe di lassità I non possono subire interventi di trapianto dei capelli, essendo la lassità non sufficiente.
Una tecnica simile (non ancora pubblicata) è stata ideata da Mayer e Paul: ad una distanza di 50 mm l’uno dall’altro vengono segnati due punti, poi avvicinati esercitando una compressione con i  pollici. La distanza tra i due punti durante la compressione viene sottratta dalla distanza iniziale e il risultato è espresso in percentili. Ad esempio, se, a compressione effettuata, la distanza tra i due punti fosse di 30 mm, l’elasticità del cuoio capelluto risulterebbe di  [(50-30)/50]*100=40 mm. Questo metodo è soprattutto impiegato per stimare l’ampiezza dello strip della zona donatrice; se il soggetto si sottopone per la prima volta all’intervento, la sede donatrice deve avere dimensione di sicurezza che si estendono dalla sua metà centrale ai suoi quarti laterali:

  1. elasticità 10% significa 10 mm metà centrale e 8 mm quarti laterali.
  2. elasticità 15% significa 15 mm metà centrale e 10 mm quarti laterali.
  3. elasticità 20% significa 20 mm metà centrale e 15 mm  quarti laterali.
  4. elasticità 25% significa 22 mm metà centrale e 15 mm quarti laterali.
  5. elasticità 30% e più significa 22 mm metà centrale e 15 mm quarti laterali.

el caso in cui si tratti di interventi chirurgici successivi, gli autori consigliano di ridurre del 20% i valori sopra indicati, al fine di “minimizzare” le cicatrici nella zona donatrice.

 

 



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